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Dieta e ritenzione idrica

Pubblicato in Blog Domenica, 18 Maggio 2014 22:46 0 commento

Parliamo di pubblicità: molte aziende che imbottigliano acqua puntano sugli effetti incredibili di questa sulla depurazione, l’idratazione, il benessere e la bellezza.Bere tanto dovrebbe avere un effetto miracoloso sulla nostra salute. I meccanismi che stanno alla base dell’equilibrio idroelettrolitico del nostro corpo sono molto più complessi e tengono conto di capacità di autoregolazione  che dipendono soprattutto da tre fattori principali:

•    equilibri ormonali(se venisse completamente meno l’attività secretoria della corteccia surrenale si morirebbe nel giro di un paio di settimane a causa delle modificazioni corporee che riguardano la volemia e le concetrazioni osmotiche dei liquidi intra ed extracellulari)

•    alimentazione (consumo di frutta e verdura)


•    idratazione,che è regolata dal meccanismo della sete.

Il bisogno di bere si prova nel momento in cui la concentrazione di sodio a livello renale aumenta, e la soglia è abbastanza precisa.Di solito la natura, meravigliosa, fa si che si beva esattamente la quantità necessaria di acqua utile a ristabilire la normalità dei liquidi extracellulari ossia a generare uno stato di sazietà nel soggetto. Poi i processi di disidratazione e concentrazione di sodio ricominciano e si prova nuovamente sete. Solitamente è cosi, le persone bevono quando hanno sete come gli animali. Avete mai visto un cane con una bottiglietta d’acqua nella zampa? Anche lui può contare sulla funzionalità dell’ipotalamo per rimanere correttamente idratato. Allora come fa la gente  che non beve mai?  “La quantità di acqua ingerita può variare notevolmente da un giorno all'altro.  L'ingestione è ampiamente influenzata dalle abitudini, da fattori culturali, dall'accessibilità all’acqua e dalla sete.  L'entità del volume di acqua che può essere ingerito è determinato dalla capacità del rene di concentrare e di diluire le urine. Un adulto medio con funzionalità renale normale ha bisogno di 400-500 ml di acqua per eliminare il carico giornaliero di soluti in urine concentrate al massimo. In aggiunta all'acqua ingerita, da 200 a 300 ml/ die di acqua vengono prodotti attraverso il catabolismo tissutale, rendendo perciò piuttosto basso l'apporto minimo di acqua necessario per prevenire l'insufficienza renale (da 200 a 300 ml/die). Tuttavia, per rimpiazzare le perdite totali di acqua e mantenere l'equilibrio idrico è necessario un apporto giornaliero fra i 700 e gli 800 ml. L'ingestione protratta nel tempo di un quantitativo minore di 700-800 ml determina un aumento della osmolarità(concentrazione di una soluzione) e lo stimolo della sete. (Manuale Merck)
Come la disidratazione può dare insufficienza renale e morte per aumento eccessivo della densità sanguigna anche l’iperidaratazone può portare a morte per edema cerebrale da eccessiva diluizione del sodio nel liquido extracellulare(iponatriemia).Si consideri che bere più di cinque litri di acqua nell’arco di poche ore potrebbe portare a morte per iponatriemia. Gardner JW. (maggio 2002). Death by water intoxication: pubmed.
L’eccessiva diluizione del liquido extracellulare conseguente all’eccessiva introduzione di acqua potrebbe paradossalmente portare addirittura ad avere crampi perché non apporterebbe il necessario fabbisogno di sali minerali utili a creare un equilibrio dei liquidi corporei.
 
L’equilibrio idrico è l’ideale,ne troppa ne poca acqua.
Allora quando e come idratarsi? La cosa  migliore sarebbe mangiare frutta e verdura in buona quantità. Vorrebbe dire almeno 4-5 frutti e 500-600 gr di verdura(possibilmente cruda) al giorno(che migliorerebbero anche la regolarità intestinale ) , perchè questi alimenti sono paragonabili ad una soluzione isotonica(classica flebo usata per la reidratazione), difatti contengono spesso miracolosamente il giusto equilibrio tra acqua, glucosio(nel caso della frutta fruttosio) e sali minerali. E bere almeno 1-1,5 litri di acqua al giorno per  un uomo medio del peso di 70-80 kg e circa un litro per una donna media del peso di 50-60 kg, ma questo, non può prescindere da un adeguato apporto di frutta e verdura.In questo modo il corpo si troverà in una situazione ideale per svolgere al meglio le sue funzioni fisiologiche(in medio stat virtus).
Tutto questo in soggetti sani, non anoressici, non ustionati o traumatizzati gravi con forti perdite di sangue, senza patologie renali, o  gastroenteriti particolarmente aggressive in corso. Il soggetto non deve soffrire di problemi ormonali di un certo tipo(carenza di adh,acth,diabete mellito aumento degli estrogeni nella donna ecc…..). In questi casi i soggetti andranno indirizzati allo specialista.
Nello sportivo va considerato un reintegro idrosalino di circa mezzo litro di acqua ogni ora di esercizio svolto e un frutto succoso appena finito l’allenamento. Dal punto di vista geriatrico il discorso è divertso, in quanto è risaputo che nell’anziano molto spesso lo stimolo della sete è quasi  soppresso o comunque molto ridotto.In questo caso sarà opportuno ricordare al soggetto di bere durante il giorno.
Un consiglio a chi crede di risolvere i propri inestetismi prendendo dei diuretici: è frequente che il problema non sia fisico ma psicologico. La ritenzione idrica è ben altra cosa in ambito medico. Fate una buona dieta, del regolare esercizio fisico e arrivate a raggiungere un peso ottimale rispetto ai vostri parametri antropometrici. Accettate il vostro corpo oppure ricorrete al chirurgo estetico ma non invocate la ritenzione idrica in vostra salvezza.
Vorrei concludere ricordando che l’osteopata è un promotore della salute, per questo è importante che sia a conoscenza di argomenti come quello appena descritto senza per questo sovrapporsi alle figure professionali di riferimento in caso di necessità legate a patologie conclamate.  Importante è il lavoro di equipe mantenendo i giusti ruoli e conoscendo il nostro campo d’azione che è quello della fisiologia e della parafisiologia nonché quello di aiuto in alcuni casi patologici selezionati, che riguardano soprattutto i problemi muscolo scheletrici,non certo per quanto concerne i casi sopracitati.

Curare con le mani

Pubblicato in Blog Mercoledì, 09 Aprile 2014 19:52 0 commento

Vi siete mai chiesti da cosa nasca la medicina, la fisioterapia, l'osteopatia? Cosa spinga gli esseri umani  a tentare di alleviare le sofferenze di altri esseri umani? Per comprendere i meccanismi che muovono questi atteggiamenti dobbiamo dare un'occhiata ai comportamenti dei nostri cugini più prossimi: le scimmie. Avete mai visto le scimmie spulciarsi tra di loro? E' un comportamento finalizzato a pulire quelle zone dove l'animale da solo non arriva. Ha la funzione di prevenire parassitosi, pulire la pelle, sciogliere fastidiosi intrecci di pelo. Tra gli scimpanzè, oltre alle cure generiche della pelle e alla pulizia scambievole, sono stati osservati anche comportamenti di cura riguardanti piccole menomazioni fisiche dei compagni. In alcuni casi è stata osservata la rimozione di alcune schegge dagli occhi effettuata con cura e precisione. Questo tipo di comportamento ha molteplici funzioni delle quali alcune hanno un ruolo veramente affascinante. Personalmente trovo meraviglioso che questo input di socializzazione abbia influito sulle capacità di aggregazione dei nostri antenati e abbia permesso, in parte, lo sviluppo della società moderna. E' grazie all'aggregazione che la società si è sviluppata in maniera così ipertrofica, ai giorni nostri (anche se l'era moderna sembra portatrice di inversione dei suddetti parametri). La cura nei confronti dell'individuo ha permesso di sviluppare fiducia nelle proprie capacità di gruppo, aumentandone la coesione e indirizzando al meglio le energie per un bene comune (caccia, raccolta, e poi allevamento, agricoltura e così via). Uno degli aspetti che trovo particolarmente interessante come spunto riflessivo è la capacità delle mani del primate di indagare nei tessuti dei suoi simili cercando irregolarità, parassiti, differenze strutturali delle superfici che esplora. Mi ricorda molto ciò che faccio a studio; di certo non cerco parassiti, ma ancora sento la matrice originale, quel tipo di cura che ha seguito vie espressive che poi si sono sviluppate in abilità terapeutiche nel corso dei millenni. Ognuno di noi ha un istinto innato in quel senso, ed è quello che va coltivato, sarà quello a fare la differenza, l'interesse verso il prossimo, la cura che ha un valore che supera i confini dell'atto semplice e puro per trovare la sua massima espressione nel fare del bene.

 

Mai sottovalutare un buon massaggio

Pubblicato in Blog Martedì, 18 Marzo 2014 00:00 0 commento

Sento molto spesso parlare di trattamenti fasciali, trattamenti strutturali, manipolazioni viscerali e sempre più frequentemente mi chiedo: ma il vecchio e caro massaggio, la classica massoterapia (ci fanno due anni di corso i massofisioterapisti,attualmente) per intenderci, che fine ha fatto? Io credo che molti pseudoscienziati della terapia manuale provino un piacere estremo a fregiarsi di capacità extrasensoriali con nomi esotici e altisonanti ma spesso dimenticano l'importanza del massaggio, più delicato in certi casi, più veemente in altri. Se ben fatto ha delle potenzialità enormi (avete mai provato un massaggio di un'ora?), riesce a distendere tensioni fisiche e psichiche come farebbe solo un potente farmaco ipnotico. Dobbiamo ricordarlo, spesso ci affanniamo a cercare tecniche raffinate cadendo in un vortice nevrotico di compiacimento estetico personale e dimentichiamo l'efficacia del massaggio. Sfioramento, impastamento, frizione e percussione, che potente mezzo! La tendenza a complicare i trattamenti a volte rende inefficaci i nostri interventi. Sarà importantissimo mantenere uno spirito critico acceso e vigilare attentamente sulle nostre scelte terapeutiche in quanto non sempre il massaggio risulta utile, anzi a volte è controindicato (febbri alte, cirrosi, tumori ecc...) ma andrebbe usato con più frequenza,senza relegarlo all'angolo del nostro studio come un giocattolo vecchio, impolverato e poco moderno.

About Me

fisioterapista (sui generis)

  • Mi chiamo Pietro Bennardo, sono nato nel 1978 a Roma. Maturità scientifica nel 1997. Nel 2000 mi sono diplomato in fisioterapia col massimo dei voti. Mi sono specializzato in shiatsu (metodo namikoshi) diplomandomi nel 2002 col dott. Palombini. Poi ho intrapreso il percorso formativo in osteopatia diplomandomi nel 2008. Da anni esercito la professione di fisioterapista con contaminazioni osteopatiche, per…

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