Ci sono cose più importanti dell'ego di un osteopata o di un fisioterapista, una di queste è la salute del paziente. Ostinarsi a voler risolvere un problema manualmente o consigliando degli esercizi, quando il caso che si presenta davanti a noi ha bisogno di un approfondimento diagnostico, è un atto scellerato. Abbiamo una responsabilità, nei confronti del malato, che va ben oltre gli esercizi estetici di bravura, i quali trovano giustificazione solo se visti attraverso un ego narcisistico. Parlo di patologie serie (fratture, mallattie reumatologiche, tumori) che necessitano di conoscenza della semeiotica medica, e cioè di quel gruppo di segni e sintomi che portano alla diagnosi (la quale ricordo non essere di appannaggio del fisioterapista, ne tantomeno dell'osteopata). Questa conoscenza (che va a vantaggio di chi ce l'ha) permette il dubbio. Il dubbio è fondamentale quando ci si avventura in territori sconosciuti, ci mette al riparo dai rischi e tutela, salvaguardandola, la salute del paziente. Parlo, soprattutto, a quei professionisti che , in buona fede, si ostinano a non vedere, credendo che la ragione del loro insuccesso sia da ricercare nella loro incapacità. Non è cosi. Alcune cose non si possono risolvere e basta. Un ernia appena espulsa ha bisogno di trattamento farmacologico e riposo, nella migliore delle ipotesi, altrimenti necessita di intervento chirurgico per essere risolta. In quella fase la fisioterapia o l'osteopatia non servono a niente. Passata la fase acuta avranno senso, se viste con la prospettiva della prevenzione e dell'educazione posturale. Nella maggior parte dei casi il nostro lavoro migliora la qualità di vita dei pazienti e di molto, edulcoriamolo con una buona dose di umiltà e coscienza.
fisioterapista (sui generis)
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