Panacea era una divinità greca, figlia di Asclepio, aveva cinque fratelli: Egle, Iaso, Igea, Macaone e Podalirio. Era la personificazione della guarigione universale e onnipotente. Esiste? Direi di no, come non esistono Zeus e Artemide o Afrodite. La Panacea; quante volte avete sentito nominare questo sostantivo? Beh, per quanto mi riguarda, ogni volta che la sento penso che sarebbe bello esistesse una sostanza cosi speciale, come sarebbe bello i tumori passassero con il bicarbonato o affrontando un conflitto interiore, come sarebbe bello riallineare tutta colonna con una singola manipolazione dell'atlante, come sarebbe bello che dei granulini di zucchero curassero ogni malattia senza avere nessuna controinidicazione. Purtroppo non è cosi. La realtà è ben altra cosa. Sento spesso inneggiare ai metodi naturali, sento spesso dire che potremmo curare tutto mangaindo bene e non vaccinandoci. La natura però, non è sempre così benevola.
Ci sono cose più importanti dell'ego di un osteopata o di un fisioterapista, una di queste è la salute del paziente. Ostinarsi a voler risolvere un problema manualmente o consigliando degli esercizi, quando il caso che si presenta davanti a noi ha bisogno di un approfondimento diagnostico, è un atto scellerato. Abbiamo una responsabilità, nei confronti del malato, che va ben oltre gli esercizi estetici di bravura, i quali trovano giustificazione solo se visti attraverso un ego narcisistico. Parlo di patologie serie (fratture, mallattie reumatologiche, tumori) che necessitano di conoscenza della semeiotica medica, e cioè di quel gruppo di segni e sintomi che portano alla diagnosi (la quale ricordo non essere di appannaggio del fisioterapista, ne tantomeno dell'osteopata). Questa conoscenza (che va a vantaggio di chi ce l'ha) permette il dubbio. Il dubbio è fondamentale quando ci si avventura in territori sconosciuti, ci mette al riparo dai rischi e tutela, salvaguardandola, la salute del paziente. Parlo, soprattutto, a quei professionisti che , in buona fede, si ostinano a non vedere, credendo che la ragione del loro insuccesso sia da ricercare nella loro incapacità. Non è cosi. Alcune cose non si possono risolvere e basta. Un ernia appena espulsa ha bisogno di trattamento farmacologico e riposo, nella migliore delle ipotesi, altrimenti necessita di intervento chirurgico per essere risolta. In quella fase la fisioterapia o l'osteopatia non servono a niente. Passata la fase acuta avranno senso, se viste con la prospettiva della prevenzione e dell'educazione posturale. Nella maggior parte dei casi il nostro lavoro migliora la qualità di vita dei pazienti e di molto, edulcoriamolo con una buona dose di umiltà e coscienza.
fisioterapista (sui generis)
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