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10 Apr

Traumatologia nel podismo

Venerdì, 10 Aprile 2015 05:03 Pubblicato in Blog

                                                             

Cosa blocca un podista dal suo sport?
Traumi diretti (20%) : avvengono con meccanismi precisi,  e richiedono la sospensione immediata dall’attività
Problemi cronici (80%): dovuti al tipo di sport, al terreno, alla ripetitività, al gesto espresso in modo errato, ecc... 
La biomeccanica della corsa, porta il sistema scheletrico coinvolto nello schema motorio, a un sovraccarico ripetitivo, che produce sulle articolazioni un’alternanza di spinta, rilascio che genera effetti di rimbalzo simili a un elastico:
Soffermiamoci sulla fase di spinta, quel momento in cui il piede tocca terra dopo la falcata, qui l’atleta aziona i muscoli per dare slancio e propulsione al nuovo passo, ed è proprio in questa fase che il piede accumula energia negativa ( meccanicamente avviene una deformazione elastica). Il  piede è l’interfaccia primaria al suolo, ma il sistema è ben più ampio, e a scendere di intensità, partecipano all’ammortizzazione, caviglia, ginocchio, anca e colonna vertebrale. Nel momento in cui avviene la propulsione, quell’accumulo di energia viene liberato e contropartito dai muscoli, i quali esercitano la funzione protettiva che permette a tutti noi di non cadere a terra,dopo dieci passi di corsa, frantumati dall’azione di tutte queste forze. Migliore sarà il tono e la “reattività”, minore sarà l’impatto sulle articolazioni, a meno di traumi.  Questo però non vuol dire che saremo liberi da possibili traumi da “usura”, vi basti pensare che nella corsa il ciclo carico scarico sopra descritto si ripete tra le 100 e le 500 volte/km con una forza d’urto sul piede pari a 3-6 volte il peso corporeo.
Durante la corsa il piede ammortizza il carico del corpo cedendo verso l’interno col suo arco plantare, questa è la famosa pronazione fisiologica.
Se suddetta pronazione sarà superiore al normale saremo di fronte a una iperpronazione ( a cui può essere associato un piede piatto), al contrario parleremo di appoggio in inversione o di atleti supinatori, con piede rigido (a cui può essere associato un piede cavo).
Questi diversi tipi di appoggio possono causare (come già detto)patologie da sovraccarico funzionale che possono riguardare le strutture direttamente coinvolte nell'appoggio,come l'unità funzionale caviglia-piede (tendinopatie achillee, tibiali e dei peronei, fasciti plantari e metatarsalgie) sia strutture più lontane come ginocchio, anca e colonna vertebrale.
Le analizzeremo insieme . A presto.

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fisioterapista (sui generis)

  • Mi chiamo Pietro Bennardo, sono nato nel 1978 a Roma. Maturità scientifica nel 1997. Nel 2000 mi sono diplomato in fisioterapia col massimo dei voti. Mi sono specializzato in shiatsu (metodo namikoshi) diplomandomi nel 2002 col dott. Palombini. Poi ho intrapreso il percorso formativo in osteopatia diplomandomi nel 2008. Da anni esercito la professione di fisioterapista con contaminazioni osteopatiche, per…

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